In occasione della 4a edizione del Festival del Fundraising di Castrocaro Terme svoltasi dall'11 al 13 maggio, ho avuto il piacere di conoscere Valerio Melandri, guru del Festival, e il suo formidabile team . Gente davvero in gamba. Con Valerio Melandri ci siamo trovati subito in sintonia. In particolare, sul tema di apertura del Festival 2011 - significativamente "Libertà di Fundrasing" - ovvero sulla necessità di oltrepassare i tradizionali "confini del recinto" non profit. Come? Bisogna abbandonare i più diffusi parametri di valutazione per cui la bontà e l'affidabilità d'una azienda o d'un progetto sociale si valutano sulla base dei costi organizzativi o del rapporto costo/somma effettivamente destinata al progetto.
Il metro di valutazione corretto, invece, non può che essere quello dell'efficacia (output) e del risultato (che, come è noto, per le aziende non profit non è valutabile solo in termini economici, ma con l'ausilio di parametri ulteriori, di tipo non economico).
Non è, del resto, coi parametri aziendalistici dell'efficienza (outcome) e dell'efficacia (output) che si valutano le imprese profit, ovvero in base ai risultati raggiunti? (soddisfazione dei clienti, incremento delle vendite etc). Perchè allora deve prevalere, nel terzo settore, trattandosi sempre di aziende, la logica di chi considera le retribuzioni del lavoro - a tutti i livelli aziendali - come fumo negli occhi? Se ciò che davvero conta è il raggiungimento delle finalità sociali perseguite dall'azienda non profit, indipendentemente dai mezzi impiegati e dal relativo costo, perchè restare ancorati a un pensiero ipocritamente legato al volontarismo e alla povertà dei mezzi da impiegare per fare il bene? Federico Fellini, romagnolo come Melandri, diceva "sono i soldi che fanno venire le belle idee" . Senza questo balzo culturale, il terzo settore resterà marginale, sarà soltanto il moto liberatorio delle coscienze appensantite dalla colpa del profitto. Perchè allora, invece, non spezzare queste pesanti catene coniugando finalmente interesse personale e benessere sociale? La responsabilità sociale d'impresa (Corporate Social Responsibility), in fin dei conti, è fondata proprio sulla coesistenza tra finalità profit e finalità non profit (in seno alla stessa azienda). Da giurista, ho sempre sostenuto la validità del principio di neutralità delle forme giuridiche, il cui principale corollario implica: 1) che sia possibile perseguire fini solidaristici con le modalità organizzative tipiche del mondo profit (società di capitali, impresa sociale costituita in forma societaria); 2) che con i tipi giuridici del non profit (associazione, fondazione, cooperativa) sia anche possibile, insieme al fine non lucrativo, perseguire fini individualistici.
Bene, Valerio, bravo. Alea iacta est. E noi ci siamo, oltre il Rubicone.