ad Alberto, mio amico.

Scritto da  Vincenzo Giarmoleo
Ci sono momenti in cui bisogna fermarsi.
Momenti nei quali non hai facoltà di scelta, il tuo corpo è piombo, il tuo sguardo pietra, i tuoi attimi eternità.
E' in quei momenti che ti ricordi di quello che sei, di quello che sei stato e - forse un poco - di quello che sarai. 
Momenti nei quali sei consapevole di quanto avresti potuto fare per te stesso e per agli altri, e non hai fatto, oppure non hai fatto bene.
In quei momenti, realizzi quanto sia illusoria e apparente la consistenza della tua vita, come quella di tutti.
Ti affanni, come tutti, alla ricerca di un poco di senso, di dovere, di famiglia, di amore, di umanità. Ma il senso non arriva mai. 
Allora cominci a combattere con te stesso e l'esistenza diventa una lotta impari, sotterranea e nascosta, con quel te stesso che sa, forse ha sempre saputo tutto cio'.
* * *
Alberto, non so se sapesse, lui è uscito come usciamo tutti, ogni mattina, per il suo dovere quotidiano. 
Probabilmente aveva in mente, per un pezzetto, le cose da fare al lavoro, per un altro pezzetto, il bacio ricevuto da sua figlia prima di uscire di casa, per un altro ancora, lo sguardo dolce e generoso di sua moglie.
Come tutti, forse, come molti.
Quelle erano le cose che avevano senso -  per lui e per tutti gli uomini - le cose per cui vale la pena vivere. 
... Vale la pena?...Vivere?
Davvero val la pena? Davvero è vivere?  Val la pena se, una mattina come tante, come tutte, quando la tua vita di uomo maturo e' appena cominciata, puoi piegarti su un fianco, come un albero ferito, e cadere a terra esanime, senza alcun motivo o preavviso, senza nessuna causa apparente?
Val la pena, se tutto cio' che di bello hai avuto (tua moglie, i tuoi figli, i tuoi fratelli, i tuoi genitori, i tuoi amici...) improvvisamente sbiadisce, sfuma e si confonde, diventa tutt'uno con la campagna o con la grigie case di una periferia urbana?
E mentre tutte queste cose, queste persone, insieme a ogni momento saliente della tua vita, ti passano davanti a velocità folle, come una pellicola impazzita, sei Tu stesso, per tutti loro e per il tutto tempo della loro vita, e non esserci più. Mai più.
Tutto questo è il senso, inaccettabile, della vita. Questa la contraddizione, questo il dilemma irrisolto.
Quanta forza serve, quando tutto ciò diventa chiaro, per proseguire e soprattutto con quali motivazioni?
Nella mia vita, ho osservato e ho affrontato situazioni dei più disparati colori, ho vinto e ho perso battaglie impari, ho goduto di tanti bei momenti e ho sofferto pene differenti le une dalle altre. Molte altre ne vedro': ho sopportato molto (non sempre col sorriso, come Dio chiede). Come molti, come tutti.
Ma questa cosa (non tanto a me, che il senso non lo cerco più da tempo), alle persone che su (e per) Alberto contavano, poteva esser risparmiata. Era davvero inevitabile? ... Cosa risponderà la vita a loro? ... Doveva, credetemi, esserci risparmiata. 
Addio, amico mio. O forse, a Dio.
Ultima modifica Mercoledì 29 Febbraio 2012 17:24
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